Berlin - 1. I fuochi di Tegel by Marco Magnone & Fabio Geda

Berlin - 1. I fuochi di Tegel by Marco Magnone & Fabio Geda

autore:Marco Magnone & Fabio Geda [Magnone, Marco & Geda, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Narrativa per ragazzi, Juvenile Fiction
ISBN: 9788852069062
Google: MkWvCgAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2015-10-27T15:57:21+00:00


27

La mattina dopo, entrando nella stanza di Sven, Jakob si sorprese nel vederlo seduto sul letto, la schiena contro il muro, intento a sorseggiare una tazza di zuppa. Era pallido e aveva l’aria stanca, ma non si contorceva più sotto le coperte. Nora, Christa e Britta erano lì, in un angolo. La bambina con la maschera da Braccio di Ferro stava disegnando degli alberi sulla tappezzeria, con i gessetti.

Per Jakob fu come emergere da un buco profondo e pieno di ombre.

«Stai bene! Pensavo che…»

«Sì» disse Sven sollevando la mano per bloccarlo. «So cosa pensavi. Invece sembra che il virus si diverta a prendermi in giro. Appare, scompare, si nasconde. Va’ a capire. Ciò che conta è che sono…»

«Sven!» urlò Bernd entrando. «Non sei morto.»

«… che sono ancora a qui a badare a voi marmocchi.»

«Accidenti» disse Bernd. «Stai battendo ogni cavolo di record.»

«Faccio del mio meglio.»

«Appena te la senti di camminare» continuò Bernd «torniamo a Gropius e lì potrai riposare. E poi scommetto che i rossi staranno aspettando il tuo ritorno per la rivincita sui verdi. Sei l’unico arbitro di cui si fidano. E i cacciatori mi staranno insultando perché non sono lì a fare la mia parte, ma se hanno di nuovo preso dei gatti…»

«Appena me la sento, non torniamo a Gropiusstadt, Bernd.»

Bernd ammutolì.

«Appena me la sento» proseguì Sven «andiamo a Tegel.»

«Cosa? Ma se…»

«Jakob aveva ragione» disse Sven guardando Jakob negli occhi. «Se possiamo fare qualcosa per aiutare le ragazze a recuperare Theo, lo faremo. È nostro dovere.»

La porta si aprì ed entrarono Lupo e Castoro. Lupo aveva in mano uno zainetto.

«Il mio zainetto» disse Jakob.

«Ieri abbiamo scordato di dartelo» disse Castoro. «Quelli del Reichstag lo avevano gettato via.»

Jakob lo aprì e ci guardò dentro. L’unica cosa rimasta era il libro. Il signore delle mosche. Non c’era più il cibo e nemmeno il coltellino; ma era felice di aver recuperato il libro.

«Quindi qual è il piano?» chiese Bernd.

«Entrare. Prendere Theo. Uscire» disse Britta sospirando. «Possibilmente senza che nessuno ci senta…»

«Geniale. Non sarà troppo elaborato?» fece Bernd.

«Idee migliori?» chiese Nora. «Sven c’è già stato, dentro il terminal. Sa come muoversi.»

«L’ultima volta che siamo stati a Tegel, Sven ha dovuto chiudermi in uno sgabuzzino per evitare che mi facessi ammazzare» disse Jakob. «E con noi c’era Rudi. E Rudi non è più tornato indietro. Non sarà facile.»

«Non sarà facile, ma ce la faremo» disse Sven.

«Se agiamo di nascosto non pensate che possano vendicarsi, o che tornino a riprenderselo?» chiese Jakob.

Christa annuì. «Tu cosa suggerisci?»

«Di entrare nell’aeroporto a testa alta. Di contrattare.»

«E cosa potremmo dargli in cambio?» chiese Nora.

La domanda aleggiò sulle loro teste per alcuni minuti.

La bambina che stava disegnando gli alberi aveva finito i tronchi e ora stava colorando le chiome; erano di un giallo acceso con delle strane lingue viola che sbucavano tra i rami.

«Cosa sono quelle?» chiese Britta.

«Il fuoco della chimica» disse la bambina; si girò a indicare Christa. «Lei sa fare le magie con la scienza.»



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